The Rake VI è uno di quegli eventi che, a giusto titolo, merita un posto tra i ricordi più belli.
Appena infiltrati ci dirigemmo al centro informatico iraniano dove, camuffati da tecnici, eludemmo le guardie preposte alla sorveglianza del sito. Immesso un virus nella rete informatica ed annotate le coordinate della base logistica del temibile Dragone Nero, lasciammo l’installazione. Conseguito così l’obiettivo, ci dirigemmo in una zona nella quale effettuare una ricognizione atta a recuperare alcune coordinate, che in seguito ci avrebbero permesso di colpire con un mortaio dei punti strategici.
Dopo diverse ore passate a percorrere in lungo e in largo l’area, finalmente trovammo il paracadute e quindi le coordinate che ci occorrevano.
Arrivati al QG di Dragone Nero ed ottenuta la finestra di ingaggio, optammo per attaccare frontalmente per poi sganciare un uomo che lateralmente avrebbe tentato di entrare nell’accampamento.
Raggiunto stealth il QG, in poco tempo eliminammo la difesa e Dragione Nero.
Ringraziati i ragazzi della controinterdizione rivelatisi davvero onesti e gentili, raggiungemmo il campo di prigionia.
Qui un nostro uomo si sarebbe fatto arrestare ed una volta condotto in carcere, avrebbe guadagnato la fiducia del braccio destro di Dragone Nero e carpito le coordinate del suo quartier generale.
Tali coordinate le avevamo già acquisite al centro informatico iraniano ed il QG era stato già “epurato” dal cattivo di turno.
Evitammo quindi di perdere tempo prezioso rinunciando all’arresto fittizio ed optando per l’attacco che ci ha permesso di acquisire comunque l’obiettivo al 100%. Quando il sole ormai da ore aveva salutato le cime più alte, arrivammo all’obj laser target.
Le direttive di missione prevedevano l’eliminazione di un deposito di armi tramite un attacco missilistico. Il nostro compito era quello di avvicinarci in modalità stealth all’obiettivo, illuminare con il laser verde il bersaglio e permettere così un bombardamento “chirurgico” ed efficace.
Concessaci la finestra di ingaggio, provai
l’avvicinamento al sito badando ad evitare qualsiasi rumore; fortunatamente la luna splendeva nel cielo e se da una parte offriva discreta visibilità a chi era di guardia all’obiettivo, dall’altra favoriva l’uso del visore notturno, grazie al quale ho potuto determinare sia il numero che la posizione delle guardie presenti in loco.
Raggiunta una posizione favorevole illuminai con il laser il bersaglio, la lunga scia verde rivelò la mia posizione allertando la controinterdizione che, con l’ausilio di torce, cominciò il rastrellamento dell’area.
Arretrando in fretta cercai di catalizzare l’attenzione degli avversari verso la mia posizione cosa che avrebbe permesso ai miei compagni appostati nelle vicinanze, di distinguere il colore di un cylume per comunicarlo all’HQ; solo allora l’obiettivo sarebbe stato ritenuto conseguito.
Nell’indietreggiare incalzato dagli avversari, mi trovai con la via di fuga sbarrata da alti rovi; speravo che Kuio e Virus riuscissero a scorgere il colore del cylume, ma non ricevevo alcuna comunicazione radio… Pessimo segno!!! La copertura stava per saltare ed ogni speranza diminuiva proporzionalmente con l’avanzare della pattuglia avversaria che ormai mi aveva quasi raggiunto. La luce delle torce ormai lambiva i miei piedi ondeggiando minacciosamente. Cercai di pensare ad una soluzione e, date le esigue opzioni a disposizione, scelsi quella che mi sembrava l’unica logica. Cominciai a lanciare rami secchi e tutto ciò che riuscivo a recuperare da terra, verso dei cespugli alla mia destra.
In principio non sembrava sortire l’effetto desiderato, ma dopo qualche secondo, le torce degli avversari si spostarono verso il rumore ed in un vuoto gravido d’attesa, sentii la voce di Virus comunicare il colore del Cylume all’HQ… FINE!!!
Tirai un sospiro di sollievo, grande Virus
Oramai la notte con il suo silenzio era calata sui boschi ed il candore della luna faceva da cornice ad un paesaggio davvero senza eguali.
Erano molte ore che camminavamo e la stanchezza si faceva davvero sentire, anche l’acqua cominciava a scarseggiare, ma tirammo dritto senza troppe storie. Arrivati in cima ad una montagna, consegnammo al mortaista le coordinate reperite precedentemente nei pressi del paracadute.
Dopo aver assistito al lancio di un razzo che simulava l’avvenuto bombardamento, ci recammo all’obiettivo “ambasciata”, dove avremmo dovuto scortare l’ambasciatore americano dentro una Jeep, evitando che forze ostili lo eliminassero.
Arrivati in loco, disponemmo in copertura i due soldati americani presenti, io rimasi dentro all’ambasciata con il VIP, Virus e Kuio si appostarono poco distante in posizione speculare. Staccammo il gruppo elettrogeno per non dare riferimenti agli assalitori e per meglio sfruttare le peculiarità dei tre visori notturni.
Giunta la jeep, fu un inferno. Cinque ostili aprirono il fuoco verso l’ambasciata. I due soldati americani svolsero un lavoro egregio offrendo il giusto diversivo che permise a Kuio e Virus di allargarsi rispettivamente a destra e sinistra per poi piombare sui fianchi degli assalitori falciandoli.
Presto urla e pallini riempirono l’aria, nel caos generale pregai l’ambasciatore di attaccarsi saldamente al tattico e procedere dietro di me verso il veicolo.
Pochi metri ci dividevano dalla portiera dell’auto ed i BB sibilavano beffardi, per poi morire alle nostre spalle in un soffio. Due metri… le raffiche sembrano aumentare d’intensità...un metro, spalanco la portiera e metto in sicurezza il VIP… è andata.
Salutati i ragazzi che nella loro gentilezza ci offrirono anche dell’acqua, procedemmo verso l’obiettivo missilistico.
Oramai i colori tenui dell’alba facevano capolino dietro le montagne che gradualmente assumevano tonalità color pastello.
L’avvicinamento all’obiettivo si rivelava difficoltoso vista la sua ubicazione in campo aperto, ma, sfruttando la copertura di un albero alto e dalla chioma espansa che mantenemmo sempre in linea tra noi e l’obiettivo, riuscimmo ad avvicinarci parecchio senza esser scorti dalle guardie presenti in loco. Kuio fu il primo ad aprire il fuoco colpendo parecchi operatori e di li a poco l’obiettivo cadde.
Disarmate le due testate missilistiche, procedemmo verso l’ultimo obiettivo, specchio del precedente.
Nonostante la difesa fosse ben piazzata, riuscimmo ad eliminarla celermente anche grazie all’ottimo contributo di Virus che mantenne alto il volume di fuoco.
Dopo aver disarmato correttamente le due testate missilistiche esfiltrammo con due ore d’anticipo, soddisfatti per aver conseguito tutti gli obiettivi al 100% con soli tre operatori e con l’unico rammarico di aver incontrato due pattuglie di controinterdizione.
Credo sia giusto complimentarsi con i Dragon Force per l’impegno profuso, la gara è stata ben organizzata e la copertura radio si è rivelata ottima.
Inoltre è stato adottato un sistema innovativo che ha sostituito i classici ruolini.
Si tratta di una scheda magnetica in possesso di tutte le squadre, sulla quale di volta in volta venivano impressi gli esiti dei vari ingaggi.
Oltre alla gara c’è l’aspetto aggregativo che merita sicuramente una menzione speciale.
Ogni raduno, manifestazione o evento, permette di incontrare persone che condividono la stessa passione e rivedere vecchi amici sparsi per tutta l’Italia. Anche a loro vanno i più sentiti saluti.
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