Msa
48h
Aaaaaaaaaaa AD ESFILTRARE
COMINCIA TU !
venerdì mattina si canticchiava questo nel parcheggio di madesimo, vedendo quella montagna, il maltempo, gli zaini da 20 e passa kg degli interdittori, la montagna, la neve e il maltempo.
Alp-one per noi inizia così, con il sarcasmo e l’ironia che servono a nascondere i dubbi e le incertezze prima del grande evento, prima del grande salto.
Giovedì mattina ci diamo appuntamento a roma termini, il jsoc ci
obbliga a bloccare il treno tipo attacco alla diligenza nel lontano
far West per giustificare il suo ritardo misto a labirintite che lo
porta a visitare tutte le carrozze del treno invece di raggiungerci
alla banchina.
Dopo aver utilizzato uno dei tanti santi in paradiso dei quali
disponiamo, partiamo in direzione di Milano centrale, dove
affittiamo due vetture, una delle quali conservava un acquario nel
vano della ruota di scorta.
da lì, si tira dritto, direzione campodolcino.
Arrivati all’hotel la visione che si palesa davanti a noi e la
classica rappresentazione del binomio “paradiso e inferno “:
Un radioso bull and brothers in balcone avvolti dai gerani ( del
quale allego foto ) e tutt’intorno montagne innevate coperte di nubi
nere che scaricano pioggia like no tomorrow.
L’ ansia del mal tempo viene mitigata la sera grazie ad una cena in
compagnia, con una tavolata tanto male assortita ma al tempo stesso
bellissima, composta da fuoriclasse provenienti da tutt’Italia,
isole comprese.
“Aaaaaaaaa ad esfiltrare comincia tu“
avevo iniziato da qui il mio deb.
Canticchiamo questo dopo il piccolo deb di Rozzilla, che ci dona le
ultime info utili prima di tornare a maledire le previsioni meteo e
qualunque divinità pagana legata agli agenti atmosferici.
L’Infiltrazione avviene in grande stile, lo stile che ti aspetti da
gare di questo profilo, si sale vertiginosamente in quota tramite
ovovia, per ritrovarti catapultato a 1800mt, in pieno territorio
ostile.
Neanche il tempo di uscire dall’impianto di risalita che vediamo i
primi drappi rossi Fluo dei colpiti a neanche 100mt da noi e le asg
che cantano.
Dobbiamo defilarci alla svelta, ci buttiamo a mezza costa nella
boscaglia, facciamo 300 metri prima di ritenerci al sicuro da daesh,
si perché il nostro obiettivo è proprio un deposito di stoccaggio,
produzione e test di un arma batteriologica che l’isis vuole
produrre per reagire in modo ferreo all’occidente che avanza nel
cuore del territorio del califfato.
Facciamo il punto della situazione, c’è da camminare, ma poteva
andare peggio, solo 6km ma in discesa.
Partiamo armati di buona volontà e sorriso, quasi non diamo conto
alla pioggia che cade, fitta e incessante.
Dopo 3h di cammino arriviamo nei pressi della nostra zona obiettivo
, il deposito di produzione dell’agente patogeno finalizzato alla
produzione dell’arma.
Ci appostiamo, abbiamo 12.30 h per acquisire l’obiettivo e
successivamente raggiungere il punto d’incontro con l’agente cia che
ci consegnerà i dettagli per il proseguimento della missione.
Iniziamo una recon approfondita di un complesso di 3 stabili in
campo aperto, solo una piccola macchia di boscaglia a sud-est ci
offre la copertura adatta, prendiamo i tempi delle ronde e notiamo
scienziati arrivare sul posto e andarsene dopo aver effettuato dei
rilievi.
dopo 3h di recon decidiamo di approcciare sia dal fianco che dal
basso, attendiamo che le guardie escano dal nostro raggio visivo per
entrare in azione quando sentiamo le asg tuonare, un’altra pattuglia
dì interdizione sta ingaggiando con la ronda.
Void e Django partono come schegge verso l’obiettivo, io e Jag
restiamo in copertura ad ore 6 e 9.
Tutto fila liscio, raccolgono l’agente patogeno, fotografano tutto e
si smaterializzano, così velocemente siamo entrati, così velocemente
facciamo perdere le tracce del nostro passaggio.
Forte del successo appena ottenuto, in Jager inizia a crescere il
seme della voracità : non gli basta aver acquisito l’obiettivo, il
nostro jsoc vuole catturare gli scienziati vivi, così da poter loro
estorcere più informazioni possibili.
Rimaniamo in attesa del loro passaggio per più di 4h, ma niente,
vediamo altre tre pattuglia di interditori svolger l’obiettivo, ma
degli scienziati non v’è traccia. Svaniti i sogni di gloria del nostro caposquadra, mangiamo una cosa
veloce e ci cambiamo per la notte, la pioggia che ci ha accompagnato
per tutto il giorno sembra voler cedere il passo alle preghiere
miste ad imprecazioni del buon rozz e di tutti gli zarruele,
finalmente il cielo si apre, ma l’umidita sulle gambe si sente, i
brividi sono forti, mentre a non sentirsi più sono le punte dei
piedi, ormai atrofizzate della bassa temperatura.
Quindi decidiamo di ripartire in direzione del punto dove avverrà
l’incontro con l’infiltrato della cia.
Raggiungiamo le coordinate e ci congeliamo ( in tutti i sensi della
parola ) fino alle 00.30, quando un fuoristrada ci carica per farci
allontanare dalla zona calda.
Dopo pochi muniti di marcia il mezzo subisce un brusco arresto,
neanche il tempo di realizzare ciò che accade che il nostro
informatore è rivolto faccia a terra e in men che non si dica passa
a miglior vita.
Davanti a noi, delle losche figure con le maschere di Guy Fawkes si
presentano come i savior, capitanati dal colonnello Burton.
ci fanno ingurgitare la pillola rossa della verità lanciandoci nella
profonda tana del bianconiglio :
Noi non siamo ranger, noi siamo dei CLONI.
come in Star Wars, la Giano Corporation sta creando un esercito di
cloni per cambiare la guerra come la conosciamo noi : niente più
sacrifici per la patria, niente più famiglie che piangono una
perdita, niente più valore della vita.
Non c’è più un arma finale dell’isis da distruggere, un futuro da
salvare, la libertà da difendere.
C’è solo una dimostrazione da fare per i compratori della giano
corporation.
Realizziamo la verità è capiamo che c’è una sola cosa da fare:
Riprenderci le nostre vite.
Il colonnello burton ci da tutte le info per farlo :
Disattivare il bracciale con il quale ci controllano, Distruggere i
campioni del nostro dna nei loro laboratori ed eliminare le nostre
copie, i CLONI della giano corporation.
Ma gli scagnozzi della giano Corp. sono già alle calcagne, i savior
e il colonnello ci coprono nella ritirata, così ci rimettiamo in
viaggio verso il nostro nuovo obiettivo: il centro di controllo dei
braccialetti che portiamo al polso.
La strada è lunga ed é tutta in salita, l’unica nota positiva é il
paesaggio, uno di quelli che difficilmente si dimenticano.
Sono le 3 di notte, arriviamo nei pressi dell’obj e subito notiamo
un imponente presenza ostile, l’unico sentiero é pattugliato così
spendiamo più di 1h per cercare accessi alternativi, ma non ci sono
.
Consapevoli di poter far valere le nostre ragioni quando c’è da
espungere un obj con la forza, decidiamo un approccio frontale e
spavaldo, ma 9 operatori asserragliati su un edificio a due livelli
sono troppi, così il buon void ci ricorda che il colonnello Burton
ci ha detto di contattarlo per qualunque esigenza.
Beh, decidiamo che questa é un’esigenza.
Così facciamo una chiamata dettata dalla ragione accantonando il
nostro orgoglio, mai scelta fu piu azzeccata.
Tempo 30 minuti e l’obiettivo é nostro.
Una pattuglia di 8 savior crea il giusto panico nei pressi della
struttura, distraendo la contro, grazie ai visori notturni riusciamo
ad eliminare i nostri agguerriti avversari.
Void si occupa di dissociare i braccialetti tramite il database
nella struttura, il primo obiettivo della nostra nuova vita é
archiviato.
Sono passate le 5, il morale é alto, ma la stanchezza per le fatiche
delle prime 20 ore ci impongono un po’ di sacrosanto e meritatissimo
riposo.
In fase di preparazione della missione, le poche zone boschive in
Area operativa ci hanno obbligato a selezionare 3 zone per il
bivacco, in virtù del posizionamento dei nuovi obj, decidiamo di
allestire il bivacco nella zona boschiva a nord est dell’ao.
Per le 6.30 il sacco a pelo e Morfeo ci coccolano in un meritato
riposo di 7h.
I polpacci urlano.
Cazzo se urlano.
Ecco il buongiorno, sono le 15 ed il resto della truppa é già alle
prese con il jetboil per la nostra colazione.
Un saikebon e una simmental rimettono in piedi il mio organismo, tra
una forchettata e una battuta studiamo il proseguimento della
missione, abbiamo ancora due obj da svolgere e non saranno per
niente facili.
Smontiamo il campo base e riprendiamo la marcia, sono le 16, le
aspettative sono alte, vogliamo dare il meglio di noi.
Usciamo dalla zona boschiva e saliamo in quota costeggiando il
fianco est della mappa verso nord, individuiamo lo stabile dove
dovremo eliminare la copia del nostro dna in possesso della giano
corporation.
Una casa sulla strada principale che taglia a metà il paese, due
scienziati in loco e pattuglie di controinterdizione che passano da
3 a 8 elementi coprono un raggio di 300 metri intorno all’obj.
Dopo 2h di recon decidiamo di approcciare all’obj dall’altro
versante della valle, le tenebre saranno sempre nostre alleate.
Nell’aggiramento rischiamo di essere individuati, ma una rai
tempestiva ci salva in extremis.
Ci appostiamo a 280mt in linea d’aria all’obj, montiamo i pvs14 e
decidiamo di lasciare gli zaini, vogliamo viaggiare leggeri per
l’ultima parte della missione.
Jager si apposta in osservazione al limite della zona boschiva, le
sentinelle fanno avanti e indietro, sono molto vicine a noi,
pensiamo di essere al sicuro, quando un fascio di luce illumina il
nostro capo squadra.
Aprono il fuoco, ma dopo la prima raffica sono obbligati ad
accendere la loro luce rossa.
Abbiamo perso il fattore sorpresa, scendiamo il più veloce
possibile, guadiamo il fiume, e in meno di 5 minuti la contro é
fuori gioco, void entra nello stabile per hackerare il computer e
cancellare il nostro dna, il resto di noi si attesta a copertura.
Mentre concludiamo la procedura, un altro pattuglia d’interdizione
approfitta del nostro operato per svolgere l’obiettivo.
In pochi minuti anche questo obj é andato, riprendiamo la quota dopo
aver eliminato un altra pattuglia ostile e ci dirigiamo verso
l’ultimo obj: il laboratorio dove risiedono i nostri cloni.
Ce la prendiamo con comodo, sono le 10, abbiamo tutta la notte,
Ridiamo e scherziamo, ci lanciamo a bordo strada appena intravediamo
i fari di un automezzo.
Usciamo dalla strada e imbocchiamo un sentiero ripido e dissestato,
l’obj é a 150mt, ma non vediamo nulla, avanziamo quanto basta per
vedere un casolare in un valle, in mezzo al nulla.
La ronda di guardia scansiona a 360 gradi l’obj accendendo
periodicamente le torce in ogni lato del campo.
Aspettiamo la finestra giusta per arrivare a ridosso del casolare,
Jager si allarga a sinistra, io Void e Django approcciamo dal
centro.
Siamo in posizione, gli ostili sono vicini l’uno all’altro.
premo il pulsante per accendere il mio puntatore ir ma non va,
controllo bene, il jack del remoto si è staccato, ma ormai sono in
puntamento, apro il fuoco, cadono come foglie secce dagli alberi,
jager a colpo singolo mette fine al confronto.
Sento un ostile dire “ quanto cazzo sei bello...” é il magnifico
Rullo in coppia con Spider, la soddisfazione di chiudere l’ultimo
obj eliminando due del tuo club é grande.
Entriamo nel laboratorio, la scenografia ci lascia a bocca aperta :
Tramite un pannello di controllo dovremo eliminare i cloni contenuti
nelle capsule davanti a noi.
Void si occupa del processo, ai cloni viene staccata la spina.
Finalmente ci siamo riappropriati della nostra vita, la missione é
compiuta.
Rubiamo un po’ di the caldo ai nostri compagni di club e ce ne
andiamo.
É 1.40 di domenica, raggiungiamo l’esfiltrazione.
Alp-one
Mission complete.
Mentre scrivo questo lungo e, per voi sfortunati lettori che siete
arrivati fino a questo punto, noioso debriefing sono sul treno che
mi sta riportando a roma, dopo 4 giorni passati in compagnia di
amici proveniente da tutti Italia e compagni che nonostante
divergenze e punti di vista differenti sono sempre lì, spalla a
spalla, pronti a spronarti e sorreggerti quanto superi quei limiti
che da solo non potresti mai affrontare, quando le gambe cedono e la
testa viaggia per conto suo, loro sono lì, spalla a spalla con te.
A loro e a tutto il club che rappresentiamo durante le nostre
trasferte in lungo e in largo per lo stivale va il mio, anzi il
nostro, più sentito GRAZIE.
Infine, un grazie altrettanto speciale va a chi non ha dormito la
notte, a chi ha speso anima, tempo e sudore per rendere possibile
tutto ciò, a chi ha vomitato per tutto giovedì a causa del METEO
IRRAZIONALE, a chi nonostante tutto e tutti ha reso possibile
l’avventura che abbiamo vissuto.
Ve l’avevamo promesso:
“Voi mettete la musica, noi balliamo“
Speriamo che il nostro sorriso e la nostra gratitudine vi ripaghi di
tutti gli sforzi compiuti.
Grazie Zarruele Softair Team, grazie Giovanni Rozzilla Scalabrini,
grazie a "IL Circuito" !
Mops |